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Adolescenti violano un nido di Caretta caretta e distruggono 81 uova

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Un gruppo di adolescenti, quattro o cinque ragazzi probabilmente minorenni, ha violato in piena notte il recinto che proteggeva le uova di tartaruga deposte sulla spiaggia toscana delle Rocchette, compromettendo irrimediabilmente tutto il nido.

A denunciare l’accaduto è il Centro Recupero Tartarughe Marine e Centro di Didattica Sul Mare tartAmare. Secondo la testimonianza di un guardiano notturno dello stabilimento, i giovani avrebbero scavalcato il recinto, rimosso la grata antipredazione e scavato nella sabbia, portando alla luce alcune uova e danneggiando il nido.

Un uovo si sarebbe rotto, altre sono state sparpagliate sulla sabbia, altre ancora sono state sistemate in un secchiello.

In seguito alle urla del guardiano i ragazzi sono fuggiti, ma ormai il danno era fatto. Circa 15 uova sono danneggiate in modo irrimediabilmente e, secondo tartAmare, tutto il nido – composto da 81 uova – non riuscità ad arrivare a termine.

Potrebbe sembrare una bravata, ma in realtà si tratta di un fatto gravissimo. La tartaruga marina è infatti una specie in pericolo ed è inclusa tra le specie protette.

La Caretta caretta è infatti minacciata dalla pesca, che ne provoca la cattura accidentale, dal turismo balneare nei siti di nidificazione, dalla degradazione dell’habitat e dalla presenza dell’uomo che disturba i siti riproduttivi.

Il gesto irresponsabile di questi giovani ragazzi è stato denunciato alle autorità:

“Ricordiamo che manipolare o sottrarre uova di tartaruga marina da un nido è un reato penale, punito quindi con sanzioni penali.
Ricordiamo inoltre che se a compiere questo reato è un minorenne la sanzione penale è a carico del genitore.

Siamo intenzionati a vedere questi ragazzi puniti anche solo perché possano avere la giusta lezione dalla vita, quindi chiunque abbia visto qualcosa può contattarci o chiamare direttamente la Capitaneria di Porto o i Carabinieri forestali”, ha commentato tartAmare in un post su Facebook.

Fonte di riferimento: tartaMare/IUCN

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